La storia del cinema è molto articolata e complessa e col passare degli anni cambiamenti importanti hanno influenzato questo mondo. Quando si parla di “cinema”, viene subito in mente quella gigantesca sala piena di poltroncine, in cui richiama l’attenzione del pubblico, confortato da snack e bibite varie, un enorme schermo. Ora, però, soffermiamoci su ciò che c’è dietro quello schermo: lavoro e impegno, trasformazioni e novità, emozioni ed epoche molto diverse tra loro.
Il cinema nacque ufficialmente nel 1895, a Parigi, con i fratelli Lumière. Essi mostrarono al pubblico un cinématographe, ossia una macchina in grado di riprodurre su uno schermo completamente bianco una serie di immagini. Da qui iniziò l’ascesa del mondo cinematografico e a seguito di questo inimmaginabile successo apparve una nuova figura professionale: l’attore. Tra i più celebri non si può non citare Charlie Chaplin. Ovviamente alle sue origini il cinema era molto differente da quello che si conosce oggi: se all’inizio si trattava di immagini in bianco e nero e senza audio, successivamente venne introdotto il suono, formato non solo da voci e suoni ambientali, ma anche da vere e proprie colonne sonore, che diedero vita a capolavori ancora ricordati nel tempo. A seguire, con lo sviluppo delle tecnologie, ad esempio il 3D, si sviluppò un modo rivoluzionario di rappresentare le immagini e noti registi, come Steven Spielberg, sfruttarono i nuovi mezzi offerti dalla tecnologia nelle loro saghe più famose.
Soffermandosi a riflettere, però, si può notare come spesso i cambiamenti e le trasformazioni della società, investendo anche il mondo del cinema, facciano emergere nuove problematiche, legate soprattutto ai temi dell’inclusione e della discriminazione. Ed è proprio per motivi di discriminazione razziale che una nota casa cinematografica come la Disney, nel gennaio del 2021, ha deciso di limitare la visione di cartoni come “Dumbo”, “Gli Aristogatti” e “Peter Pan” perché, a detta della produzione, “includono rappresentazioni negative e denigrano popolazioni e culture”. Questi cartoni non sono stati rimossi dal sito della Disney, ma non saranno più visibili nella sezione dedicata ai bambini, bensì solo in quella riservata agli adulti, preceduti però dall’annuncio soprariportato. “Peter Pan” è finito sotto l’occhio della censura per l’appellativo “pellirosse” usato nei confronti dei nativi americani, “Gli Aristogatti” per la rappresentazione del gatto Shun Gon, un siamese con i denti spioventi e gli occhi a mandorla che sembrerebbe denigrare il popolo asiatico, mentre “Dumbo” contiene una canzone giudicata irrispettosa verso gli schiavi afroamericani che lavoravano nelle piantagioni citate nel film.
Ma questi tre storici film d’animazione sono solo alcune delle “vittime” della cancel culture, letteralmente cultura dell’annullamento, un movimento nato in seguito alle proteste per il #blacklivesmatter, che fa parte della cultura odierna ma che allo stesso tempo sembrerebbe proprio limitare alcuni aspetti della cultura stessa, criticando opere d’arte, film e libri storici, in quanto non inclusivi nei confronti delle popolazioni afroamericane, o perché non includono coppie omosessuali nella loro trama. Caso emblematico è stata la rivolta sociale nata contro il film “Grease”, pellicola definita sessista, eccessivamente bianca perché nel film non vi sono personaggi di colore, e misogina per alcune frasi presenti nelle canzoni che sembrerebbero incitare allo stupro.
Il cinema, proprio come la letteratura e l’arte, è da apprezzare in tutte le sue forme; alcuni film possono essere criticati quando i messaggi lanciati non sono consoni con il periodo storico in cui si vive, ma non è giusto censurare o addirittura pretendere l’abolizione di alcune pellicole cinematografiche perché troppo poco inclusive. La censura, infatti, non è mai la soluzione adatta al miglioramento di una civiltà, ma anzi può essere un’arma che la distrugge indirettamente.
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