di Marta Caiafa e Sara Balice
Il cambiamento climatico, già in atto da alcune decine di anni, ad oggi sta diventando sempre più palese; insieme ad esso sono inoltre strettamente correlati la produzione di rifiuti e l’inquinamento.
L’anno 2021 sarà di vitale importanza per decidere le sorti del nostro pianeta: infatti solo con la revisione e l’attualizzazione degli obiettivi stabiliti dall’accordo di Parigi, i firmatari dei vari paesi potrebbero evitare l’aggravarsi delle catastrofi naturali che si sono riscontrate fino ad oggi. L’obiettivo principale è quello di limitare il surriscaldamento globale a 1,5°, riducendo del 70% le emissioni di entro il 2030. Una parte di queste emissioni -pari al 5% ovvero 1,6 miliardi di tonnellate di biossido di carbonio- viene riversata nell’atmosfera dal trattamento e smaltimento dei rifiuti prodotti in tutto il mondo. Perciò se non si interverrà entro il 2050 la quantità di rifiuti urbani mondiali passerà da 2,01 di tonnellate attuali (in base ai dati raccolti nel 2016) a 3,14 miliardi di tonnellate, incremento dovuto all’aumento demografico. A questo fenomeno è correlato anche l’aumento di rifiuti naturali a causa dell’impossibilità dei paesi a basso reddito di svolgere un corretto smaltimento dei propri rifiuti, che spesso vengono bruciati o depositati in discariche, solo il 4% viene riciclato. Confrontati invece con paesi a reddito medio e alto, producenti il 34% dei rifiuti mondiali, essi riescono a riciclarne ben il 31% (le spese infatti impattano di meno sul reddito comunale).
Altro enorme problema è rappresentato dai rifiuti plastici, che solo nel 2016 erano 242 milioni tonnellate, che sono pari al peso di 3,4 milioni di balene azzurre. Rappresentano quindi il 12% dei rifiuti solidi e il 90% di rifiuti che si trovano in mare. Il risultato è evidente con l’accumulo di questi ultimi in isole galleggianti (attualmente 6 quelle di maggior estensione). Il problema più grave si presenta però quando, non riconoscendoli come propri, nessuno li rimuove.
Quindi cosa si può fare? È importante agire tempestivamente, come detto in precedenza, andando a finanziare quei paesi la cui filiera di smaltimento rifiuti non è sviluppata, e cambiando quest’ultima a livello mondiale sotto un’ottica di economia circolare, in grado di re-immettere i rifiuti in un circuito virtuoso, che crea nuovi prodotti a partire dallo scarto. Inoltre, un cambiamento che sta avvenendo già a livello mondiale, è quello di trovare alternative riutilizzabili rispetto agli oggetti monouso. Ognuno di noi, nella propria quotidianità infatti potrebbe scegliere in modo consapevole degli oggetti che presentano un costo più elevato inizialmente, ma che, oltre a non dover essere ricomprati regolarmente, favoriscono un miglioramento da un punto di vista ecologico. Sicuramente tra i materiali più dannosi vi è la plastica che impiega dai 500 ai 1000 anni per degradarsi nell’ambiente, nonostante essa venga utilizzata per pochi secondi. Tra gli oggetti più diffusi in plastica, che potrebbero essere facilmente sostituiti con alternative ecocompatibili ci sono: le cannucce in plastica, le cui alternative sono le cannucce in acciaio inossidabile o le cannucce in cartone, successivamente troviamo i cotton fioc, la cui media annua di produzione è circa 415 miliardi, di cui la maggior parte finisce negli oceani, divenendo “cibo” per la fauna marina, anche in questo caso le alternative sono parecchie, dai cotton fioc riutilizzabili in silicone a quelli con il bastoncino in bamboo, e infine possiamo trovare anche gli spazzolini nel medesimo materiale. Un altro dei problemi legato alla produzione abbondante di plastiche usa e getta è dato dal cibo d’asporto, che presenta nel 90% dei casi un imballaggio in plastica, oltre che piatti posate anche bibite in bottiglie con i relativi bicchieri in plastica o polistirolo, la cui differenziazione nei servizi di riciclaggio è impossibilitata, a causa della loro forma, finendo quindi nelle discariche, in cui impiegano secoli per degradarsi, anche in questo caso, si potrebbe chiedere al venditore di non inserire piatti e posate nell’ordine e di preferire bibite in bottiglie di vetro riutilizzabili. I prodotti sopra riportati sono tra i più comuni da sostituire con alternative eco-sostenibili, ma ci sono moltissimi altri prodotti che possono essere sostituiti in maniera ancor meno dispendiosa, come i flaconi di shampoo, balsamo, bagno-schiuma e dentifricio, di cui esistono le alternative solide, che oltre ad essere più sostenibili sono anche più durature; lo stesso vale per gli assorbenti, i cui pacchetti usa e getta possono essere sostituiti da coppette in silicone, che hanno una durata media di 10/15 anni, oppure da assorbenti lavabili in fibra di cotone. Ognuno di noi quindi, oltre che fare la raccolta differenziata, può provvedere a migliorare il mondo in cui viviamo tramite piccoli gesti, che fanno però una grande differenza, poichè se non salvaguardiamo a dovere il nostro pianeta esso potrebbe trasformarsi in una montagna di rifiuti prodotti dallo stesso uomo che nasconde la mano con la quale ha appena buttato un rifiuto per terra.
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