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Immagine del redattoreErasmondo

Ilaria.


 

Non esiste un’età giusta per morire. Però esiste un’età sbagliata. E la tua, lo è.

A vent’anni la mente è in fermento, si è animati da desideri e progetti da realizzare, dall’entusiasmo di un futuro da costruire con tanti mattoncini fatti di studio, di autonomia, di incontri che fanno battere il cuore. Una ragazza cosa può desiderare per il proprio avvenire? Probabilmente di laurearsi, poi di trovare un lavoro gratificante e stabile, di rendersi indipendente, di diventare donna, moglie e madre, perché no. Viaggiare, conoscere il mondo e guardarlo con occhi curiosi. Fare del bene per gli altri. Sogni che, all’improvviso, possono schiantarsi contro un muro nero, imbrattato di malattia. Il boato è fortissimo, assordante, e lascia tutti spiazzati, sgomenti.

Non ti conoscevo, Ilaria. Forse chissà quante volte ci siamo incrociate nei corridoi durante l’intervallo o nei cambi d’ora, ma non sono mai stata la tua insegnante, banalmente perché nel liceo scientifico che hai frequentato non è prevista la mia materia. Magari ti sarebbe piaciuto studiarla e avresti ottenuto anche degli ottimi risultati.

Mi hanno invitata a scrivere un pensiero su di te e ho accettato di buon grado, sebbene non ci legasse una conoscenza personale. Dicono che con le parole ci sappia fare visto che ho il vezzo della scrittura, ma di fronte a certe circostanze diventa davvero difficile trovarle, semplicemente perché non esistono. Non c’è un repertorio da cui pescare e le frasi muoiono in gola, sopraffatte dall’emozione. Morire a vent’anni è inaccettabile, inconcepibile, un evento contro natura, una stonatura stridente. Con la tua scomparsa, c’è chi ha perso una figlia, una sorella, una nipote, una cugina, un’amica, un’allieva, una compagna di studi universitari. Tutti quelli che ti conoscevano, che ti hanno amata e continueranno a farlo incondizionatamente, ora si sentono monchi. Esseri a metà, più fragili che mai. Manca un pezzo, immenso, che fa male, tanto. Non proseguo oltre con le parole. Ogni aggiunta sarebbe superflua e fastidiosa.

Riposa in pace, giovane angelo.

 

Prof.ssa Serra

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