È da ormai undici giorni che la scuola rimane chiusa; inizialmente per consentire che avessero luogo le stabilite vacanze di carnevale e successivamente a causa del noto Coronavirus. A più riprese a partire lunedì 24 febbraio è stato comunicato prima ufficiosamente poi in forma ministeriale che le lezioni non avrebbero ripreso come d’accordo giovedì 27 febbraio, bensì il lunedì successivo, ovvero il 2 marzo. Ma nello scorso weekend è arrivata una rettifica: la scuola avrebbe riaperto mercoledì 4 marzo per consentire che nei primi due giorni della stessa settimana essa venisse sottoposta ad una pulizia generale. Non passano però nemmeno quarantotto ore che arriva un ulteriore slittamento della riapertura che scala a lunedì 9 marzo.
Questo “domino” di rinvii che porteranno ad una “vacanza” di ben sedici giorni complessivi ha suscitato una gioia incontenibile da parte degli studenti che molti adulti si aspettavano e che giustificano come normalità; ma se ci soffermiamo a riflettere senza dare nulla per scontato ci accorgiamo che c’è qualcuno che in tutti questi giorni ha avuto o sta avendo nostalgia della scuola. Parola di studente: posso testimoniare che in realtà abbiamo tutti nostalgia della scuola, chi più o chi meno, ma tutti, nessun escluso, anche chi la reputa inutile e che ha “goduto” nel sapere che sarebbe stata chiusa per un po’. Ovviamente non lo si fa sapere in giro, tutti si tengono la loro nostalgia per se stessi in modo da non macchiarsi l’orgoglio che devono dimostrare davanti agli amici.
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