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Recensione "Auschwitz, città tranquilla. Dieci racconti" di Primo Levi

Di Giusy Amodeo e Beatrice Bova

 

«Può stupire che in Lager uno degli stati d'animo più frequenti fosse la curiosità. Eppure eravamo, oltre che spaventati, umiliati e disperati, anche curiosi: affamati di pane e anche di capire»

 

Abbiamo deciso di fare questa recensione, perché troviamo interessante la scelta di Primo Levi di parlare di Auschwitz e di condividere con noi un momento così doloroso e commovente. Infatti, questo libro lascia un segno indelebile.

Il libro “Auschwitz, città tranquilla, Dieci racconti” di Primo Levi è una raccolta, effettuata nel 2021 dal Centro internazionale di studi Primo Levi, e pubblicato da Einaudi.

Il libro è composto da circa 130 pagine. I testi sono divisi in due poesie (una all’inizio e una alla fine) e dieci racconti che a loro volta sono tra fantascienza e realismo.

La poesia introduttiva, che si intitola “Schiera bruna”, tocca l'anima, perché il paragone tra le formiche, le anime del XXVI canto del Purgatorio e gli ebrei è chiaro: mentre le formiche, che sono su un binario di un tram, vanno verso la morte come gli ebrei, le anime del Purgatorio vanno verso Dio, quindi la salvezza. Quest’ultimo paragone avviene perché le anime dei lussuriosi nel Purgatorio dantesco camminano in fila come gli animali.

Tra i racconti, quelli che ci hanno colpito in particolar modo, sono due: “Capaneo” e “La bella addormentata nel frigo” .“Capaneo” è un racconto pieno di citazioni letterarie, ma la più ovvia risiede nel titolo, infatti, Primo Levi fa riferimento alla figura di Capaneo, che si scaglia contro Dio (XIV canto Inferno, Dante). Questo racconto ci è piaciuto perché, più che per la storia raccontata, ci siamo emozionate per la figura di Vidal, perché ci siamo immedesimate in lui, in quanto alcuni sentimenti, da lui provati, e che vorremmo che scopriste leggendo il libro, li condividiamo in questo periodo difficile.

L’elemento del racconto “La bella addormentata nel frigo” che ci è piaciuto è il congelamento della ragazza protagonista della vicenda. Ella, congelata per un esperimento da anni, durante ogni evento storico importante viene scongelata, per poterlo raccontare nel futuro.

Questo racconto crediamo sia molto più vicino alla nostra quotidianità rispetto ad un campo di concentramento, poiché si parla della violenza psicologica e sessuale che questa donna deve subire. Quest’ultimo racconto fa parte della raccolta “Storie naturali” scritta dallo stesso autore nel 1967, insieme ad altri due racconti presenti in questo libro, ossia “Angelica farfalla” e “Versamina”.

Il racconto breve che ha catturato meno la nostra attenzione è “Forza maggiore”, poiché, nonostante il suo significato molto profondo, la maniera in cui viene descritta la scena fa perdere l’attenzione della lettura, a causa del modo “piatto” che viene utilizzato. Chissà cosa penserete voi...

Ovviamente questi sono solo nostri pensieri personali e per questo vi consigliamo l’acquisto e la lettura del libro; sicuramente vi interesseranno anche gli altri testi non citati.

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