In questo difficile periodo il nostro stile di vita ha dovuto subire un cambiamento drastico nelle abitudini di tutti i giorni: passare l’intera giornata,7 giorni su 7, rinchiusi in quei pochi metri quadrati che compongono la nostra casa (e se avete una casa su due piani ritenetevi già fortunati!) può essere veramente alienante.
Per fortuna il mondo digitale è venuto incontro alle nostre problematiche: per comunicare con altre persone a distanza siamo passati alle videochiamate, alle conferenze su varie piattaforme e alle videolezioni al computer. Tutto fantastico, ma per seguire le videolezioni serve un computer o comunque un PC portatile, e se ci sono uno o più fratelli in casa oppure uno o entrambi i genitori svolgono un lavoro in smart-working, le cose si complicano.
Certo, lo smartphone può essere un’alternativa di più facile fruizione, ma considerando le potenzialità di un computer, che rimangono di gran lunga migliori rispetto anche all’ultimo modello di smartphone di qualsiasi marca, seguire lezioni a distanza da un solo telefono è limitante: l’affaticamento agli occhi, la bassa capacità di attenzione e la bassa risoluzione sono solo alcuni dei problemi che si possono verificare.
L’espressione “Digital Divide” esprime il concetto di “divario digitale”: si tratta di una situazione di forte discriminazione tra chi possiede gli strumenti necessari per accedere a Internet e alle sue funzioni e chi invece ne è sprovvisto e perciò subisce determinate conseguenze a livello socio-economico e culturale.
Sebbene le categorie minacciate da questo divario siano soprattutto i soggetti più anziani e le persone con gravi disabilità, bisogna considerare anche le donne non occupate o in particolari condizioni economico-sociali (parliamo in questo caso di digital divide di genere) e le famiglie con gravi problemi economici e situazioni particolari, che con le nuove norme dovute all’emergenza CoVid-19 si trovano impossibilitate a poter accedere al digitale.
In base agli ultimi dati ISTAT, in Italia quasi il 40% della popolazione non è in possesso di un PC o un tablet e ben il 57% dei ragazzi in età scolastica deve condividere questi dispositivi con i propri familiari.
Secondo la classificazione maggiormente accreditata in materia è possibile distinguere tre tipi di divario digitale, globale, sociale e democratico:
. il primo si riferisce alle differenze esistenti tra i vari Paesi;
. il secondo riguarda le disuguaglianze esistenti all’interno dello stesso Paese;
. il terzo focalizza le condizioni di partecipazione in base all’uso o meno efficace e consapevole delle nuove tecnologie.
Quando si analizza il fenomeno del divario digitale, bisogna pensare anche ad una realtà sociale caratterizzata dall’assenza di conoscenze informatiche minime, che non permette di svolgere le più semplici attività; ecco perché recentemente è stata riconosciuta l’esistenza di un vero e proprio “danno da digital divide” che impedisce all’individuo il regolare esercizio dei propri diritti online.
Oltre ai problemi di strumentazione, non possiamo dimenticare un altro ostacolo importante: posso possedere in casa anche 5 o 6 computer funzionanti, ma se questi non hanno la possibilità di connettersi a una rete a banda larga la loro funzionalità risulta molto limitata.
Secondo l’ISTAT in Italia nel 2018 la quota di famiglie che accedono a internet da casa mediante banda larga è salita dal 70,2% del 2017 al 73,7%.
La connessione fissa (ADSL, fibra ottica, ecc.) rimane la modalità di accesso più diffusa. Ciononostante, un buon 30% delle famiglie italiane non possiede una connessione Internet a banda larga ma al massimo una connessione mobile a consumo (3G/4G).
Quest’ultimo tipo di connessione è messo a dura prova se uno o più membri della famiglia hanno bisogno di seguire una lezione a distanza o un lavoro in smart-working: partecipare a videoconferenze in streaming ha un notevole effetto a livello di consumi e se il tetto massimo di gigabyte disponibili non basta bisogna mettere in conto delle spese aggiuntive.
Secondo i risultati della ricerca condotta da TIM, in Italia ogni utente consuma mediamente 105,4 GB al mese, e ovviamente in questi giorni la media è in grande rialzo.
Proprio per questo sono molte le iniziative delle scuole per la teledidattica: di recente il nostro istituto ha acquistato 19 PC e ne ha messi a disposizione altri 8 in comodato d’uso gratuito per gli studenti sprovvisti di dispositivi elettronici per la didattica a distanza; ultimamente vengono poi diffusi appelli come «Adottate uno studente, lasciate aperto il wifi», rivolti a chi possiede una connessione illimitata a casa e abita vicino a uno studente che non ha Internet.
Se c’è qualcosa che possiamo fare in questo periodo così triste e problematico, oltre a stare a casa, è essere solidali gli uni con gli altri, e a volte anche un semplice gesto può fare la differenza.
Erika Bruno
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