Di Marianna Ciliberti
Iniziamo da oggi un approfondimento su un argomento che ci sta particolarmente a cuore, quello dei disturbi alimentari, di cui purtroppo soffrono parecchi giovani.
Attualmente l’argomento dei disturbi del comportamento alimentare è molto discusso e le persone che ne soffrono (soprattutto giovani) sono in aumento.
I tre disturbi principali sono:
Anoressia nervosa: comporta una gratificazione nel rifiuto del cibo dovuto a un forte timore dell’aumento del peso che porta il soggetto a una condizione estrema di sottopeso;
Bulimia nervosa: comporta grandi abbuffate di cibo, e dei conseguenti sensi di colpa che spingono il soggetto al vomito autoindotto.
Il disturbo da alimentazione incontrollata (Binge Eating Disorder) ha in comune con la bulimia nervosa il problema delle abbuffate, ma non prevede successivi episodi di vomito volontario.
Secondo la psicologa Marianna Liotti questi disturbi sono sviluppati da un tentativo del soggetto di rafforzare la propria identità attraverso il corpo. A livello scientifico permettono di regolare le proprie emozioni attraverso il cibo.
Spesso può avvenire un’oscillazione tra i vari disturbi: per esempio, in seguito ad una grande mancanza di cibo, il soggetto è spinto a diversi episodi di abbuffate, quindi è netto il passaggio da anoressia nervosa a bulimia nervosa.
Come guarire dai disturbi del comportamento alimentare?
Le persone affette da questi disturbi spesso rifiutano o non chiedono l’aiuto terapeutico, poiché considerano i loro comportamenti una soluzione ai problemi. Infatti, è necessario che inizialmente vengano aiutate a trovare motivazione per il cambiamento e la guarigione attraverso un “percorso motivazionale”.
Per la cura è necessario rivolgersi ai centri che si occupano propriamente di questi problemi. Ciò permette di effettuare una diagnosi accurata per stabilire la presenza di un vero e proprio disturbo del comportamento alimentare e che non venga confuso con altre patologie psichiatriche.
La diagnosi prevede una durata di circa tre visite svolte da uno psicologo o psichiatra, che analizza le abitudini alimentari, la situazione familiare e le relazioni interpersonali.
Successivamente è necessaria una collaborazione tra diverse figure professionali che aiutino il paziente principalmente a:
ristabilire un’alimentazione adeguata
correggere i pensieri e gli atteggiamenti patologici riguardo al cibo e al peso
cercare collaborazione e dare sostegno ai familiari
prevenire le ricadute
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