Quante volte, accendendo la televisione o navigando su internet, sentiamo o leggiamo storie di ragazze, mogli, figlie uccise o sfigurate a vita da coloro che amavano o che comunque erano una presenza importante nella loro vita?
Purtroppo questo succede spesso; ma qual è la presenza di questo crimine in Italia? Quali sono le cause secondo gli psicologi?
Nel 2017 le donne vittime di omicidio volontario in Italia sono state 123, ma tra i vari paesi europei si è constatato che solo Grecia, Polonia, Paesi Bassi e Slovenia ne hanno una quantità minore.
Ma chi è a uccidere queste donne?
Purtroppo non vi è un'unica risposta a questa domanda; delle 123 vittime del 2017 l'80.5% è stata uccisa da una persona fidata, nel particolare tra questo 80.5% il 43.9% ha subito violenza da un partner (passato o presente), il 28.5% da un familiare e l'8.1% da conoscenti.
E’ importante, parlando di femminicidio, portare all'attenzione che negli anni la percentuale di uomini vittime di omicidio è diminuita drasticamente, mentre quella delle donne è purtroppo rimasta invariata.
Secondo i dati del Censis praticamente ogni 3 giorni una donna viene uccisa in Italia.
Psicologicamente parlando quali sono le cause di questi comportamenti violenti?
Vi è una necessità, se si vuole parlare di cause, di un'attenta analisi psicologica che però non discolpa in alcun modo coloro che compiono questi crimini; essa ci permette di dare un certo peso ai segnali che ci potrebbero permettere, per quanto sia possibile, di prevenire questi crimini.
Una delle cause scatenanti della violenza da parte di un uomo appunto violento può essere il senso di fragilità che egli sfoga picchiando e controllando così la depressione dovuta a questo sentimento.
Un' altra causa della grande presenza di violenza all'interno di un certo individuo è l'ambiente in cui egli ha vissuto durante l'infanzia. Se un bambino ha vissuto in un ambiente dove la violenza era di routine, che egli fosse spettatore o vittima, è molto probabile che cresca con ideali è atteggiamenti che a suo dire giustificano la violenza portando addirittura a disturbi della personalità come il disturbo dissociativo dell'identità che spesso portano, appunto, ad atteggiamenti violenti verso le compagne o parenti.
Anche la donna ha una sua parte, per quanto vittima e quindi impotente molto spesso; se essa facesse in modo che il figlio, o parente in generale, durante la tenera età non assistesse ad atti di violenza potrebbe evitare uno sviluppo malsano della personalità del bambino. In altri casi invece, quando a subire violenze è invece una bambina, è probabile che la ragazza in futuro sia più esposta al rischio di iniziare una relazione con un individuo violento.
Rebecca Ferraioli
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