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Squali: Aggressione in Australia e miti da sfatare


Di Edoardo Ciotola

 



Come molti sapranno, nel febbraio 2022, ha fatto il giro del mondo la notizia dell’attacco di uno squalo bianco avvenuto a Little Bay, Australia, in cui purtroppo ha perso la vita Simon Nellist, istruttore subacqueo amante della natura.


In un primo momento, quando ho sentito la notizia per la prima volta, sono stato tentato di scrivere subito quest’ articolo, ma alla fine ho deciso di aspettare qualche settimana, per vedere che piega avrebbe preso la diffusione di informazioni. Come mi aspettavo, molti articoli e video sull’accaduto tendevano ad aggiungere dettagli raccapriccianti sul Grande

Bianco, e a dipingerlo come un terribile e spietato mangiatore di uomini.


Mi propongo, quindi, non solo di analizzare l’incidente, ma, come promesso dal titolo, anche sfatare alcuni ricorrenti miti popolari che gravano sulle spalle degli squali.


1) L'INCIDENTE:

Simon Nellist era un istruttore subacqueo dell’età di 35 anni, che stava nuotando in acque aperte al largo della località di Little Bay, Buchan Point, Australia, a due passi dalla metropoli Sidney. Uno squalo bianco lo attacca e lo porta sotto la superficie dell’acqua. I testimoni oculari raccontano di uno squalo adulto di più di 4 metri, uno degli esemplari più grandi mai avvistati. Inutile dire che per Simon, che ha riportato gravissime ferite, non c’è stato più nulla da fare. Di lui sono stati ritrovati dei resti sparpagliati e la metà strappata di una muta nera, e un paio di pinne, anch’esse nere. Molto probabilmente, Simon Nellist, che stava nuotando molto al largo, indossando muta e pinne nere, è stato scambiato per un’otaria, animale cacciato dallo Squalo Bianco (carcharodon carcharis) e diffuso nella costa sudorientale australiana, proprio dove si trova Little Bay, luogo dell’incidente. Pensando che la probabilità di subire un attacco di uno squalo è una su 11,5 milioni, andiamo a vedere quali miti, sul conto degli squali, devono essere sfatati.


2) I MITI DA SFATARE:

Gli squali, nell’immaginario collettivo, sono visti come dei mangiatori di uomini, ma non esiste immagine più lontana da quello che essi realmente sono. Infatti, sembra che gli squali non gradiscano carne umana, in quanto troppo ricca di ossa e carente di grasso, componente fondamentale nella loro alimentazione. Per questo, la loro dieta (variabile di specie in specie) comprende generalmente: foche, tartarughe, pesci, crostacei, molluschi, cefalopodi e altri squali. In secondo luogo, è necessario spiegare il perché degli attacchi: essi, infatti, avvengono quasi sempre per confusione, dovuta allo scarso senso della vista caratteristico degli squali, curiosità, oppure in rarissimi casi e da parte di una specie in particolare (ovvero gli squali leuca), per necessità di cibo.


Sarebbe anche interessante sfatare un mito nel mito: quando qualcuno ci parla di “squalo” ci spunta in mente lui: lo squalo bianco, quando in realtà esistono moltissime altre specie di squali (che ora non elencherò, altrimenti l’articolo sarebbe lunghissimo) e, se volete documentarvi a proposito, cliccate questo link:

Ora, lasciando da parte le motivazioni “naturali” vorrei passare a dimostrare tutto ciò che ho elencato poco prima con dati numerici effettivi, rilevati da enti nazionali ufficiali.


Squali:

Vittime all’anno (in media): 5

Attacchi involontari: 100%

Attacchi volontari: 0%


Ippopotami:

Vittime all’anno (in media): 500

Attacchi involontari: 0%

Attacchi volontari: 100% (a causa del bracconaggio)


Cani:

Vittime all’anno (in media): 25.000

Attacchi Involontari: 0%

Attacchi Volontari: 100% (a causa di maltrattamenti)


Ma ora arriviamo alle 3 specie che fanno più vittime umane al mondo: Al terzo posto abbiamo i serpenti: 100.000 vittime all’anno. Mentre al secondo posto (siamo una specie singolare) gli umani stessi, con 475.000 persone uccise ogni anno, per mano di altre persone. Al primo posto per le vittime umane annuali, abbiamo: le zanzare, che causano dalle 700.000 a 1 milione di morti umane all’anno.


In conclusione, grazie a questi dati possiamo affermare che gli squali sono una specie molto incompresa e calunniata, considerando che animali molto più letali li teniamo in casa oppure

non prestiamo minimamente attenzione a quello che fanno.

Ad ogni modo, con questo articolo, la cosa più lontana dalle mie intenzioni, è sminuire l’incidente accaduto a Simon Nellist, che si è tragicamente trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato. L’incidente rimane in ogni caso gravissimo, in quanto si tratta del primo attacco mortale causato da uno squalo da 60 anni a questa parte.

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